I segni incisori di Mimmo Sarchiapone mi appaiono seguire come fili invisibili i pensieri della sua interiorità a scavare nell’immagine il senso della vita legato ad un momento cristallizzato nel tempo. Ricchissimala sua produzione e tante le sue tematiche, piene di suggestione e di fascino quelle legate alla natura, della quale pur in bianco e nero l’artista sa cogliere quell’ariosità solare che rende vivo il racconto.
Le sue incisioni “a cartolina” ci riportano ai tempi del passato, all’attimo fissato in una fotografia capace immediatamente di evocare un ricordo, l’immagine di un vecchio vicolo un tempo palpitante di vita, una piazza, una strada, un campanile. Immaginario della nostra stessa storia che la lastra incisa porta alla realtà ma l’immagine che dall’occhio poi ci rimane dentro e quella della interiorità. Ed e l’interiorità oggetti vadi quel posto e di quel momento che incide profondamente il nostro pensiero nella suggestione di un narratore che e racconto di vita.
Che poi la tecnica sia profondamente elaborata e sapiente, fedele specchio di un imprimatur fotografico che non trascura il particolare e emozione aggiunta di un piccolo “miracolo tecnico” che rende raffinato e delicato il passaggio di tranfert in quel posto ed in quei momento a suscitarci quel senso di nostalgia che sta al di la, oltre i confini inesplorati della coscienza.
Mirabili pertanto le incisioni di questo artista che nell’acquaforte racconta le città, l’amata Bologna e Pescara, e poi i borghi, i paesi specie quelli del nostro Abruzzo, come Tocco da Casauria, Popoli, S. Valentino, Picciano, scorci pieni di luce e d’aria leggera che si sono potuti ammirare in tante sue mostre ma che mi appaiono da sottolineare soprattutto riferite alla mostra del ‘97 “Pescara e la sua Provincia” presso il Museo Cascella di Pescara in occasione del 70o Anniversario della Provincia di Pescara.
In 26 acqueforti quelle quattro, cinque strade tra Via delle Caserme e la stazione ferroviaria ci hanno raccontato un brano dello propria vita antica come racchiuso integro in uno sfera di cristallo nella quale solo qualcuno al tempo sapeva leggere il destino.
Ci riusciva d’Annunzio e poi Flaiano e poi ancoro Silone, divertito ci gettava lo sguardo Valentino Cannella,e donna Luisa D’Annunzio dal suo balconcino di gerani rossi e la fedele Marietta e poi… e poi… solo qualche vecchio pescarese di quelle altre quattro strade e da quegli altri balconcini su Corso Manthone gerani bianchi, e rosa e viola occhieggiavano curiosi.
Interiorità del borgo, dell’anima della mente, memoria intima delle proprie radici, del proprio sentire, stirpe di gente semplice e dura, d’Abruzzo paesano e marinaro. Tanti autorevoli critici e letterati hanno scritto della sua opera, “sentito” le sue atmosfere. Giuseppe Rosato, Renato Minore, Franco Solmi, Giorgio Ruggeri per citare solo gli autori dei testi del suo catalogo del ΄97. Tutti, pur dalle diverse angolature di lettura, concorrono a sottolineare il senso delle parole di Carlo Masci, al tempo Assessore ai Musei Civici: “[…] Nell’evidendente recupero di tematiche legate alla terra d’Abruzzo vive la conformazione lirica dei suoi paesaggi sempre composti nella loro spiritualità e il merito piu grande dell’arte di Mimmo Sarchiapone, grande maestro incisore. Egli prevarica psicologicamente nel segno la rappresentazione dell’immagine, ponendolo come rappresentazione inferiore, emozione di uno atmosfera cristallizzato  nel tempo, ma ancoro traccio di una avventura umana che continuo ed e ancora da raccontare nella storia dell’arte.

( da “Giorno e Notte “ Pescara 2000 )