Erano in molti alla vernice della personale di Mimmo Sarchiapone, che ha avuto luogo nella Galleria d’Arte “L’Approdo”, un episodio che conta, e conterà nella evoluzione della sua creatività, concretamente in atto in una fase di superamento delle esitazioni, avendo spalancata la finestra su quel mondo che dentro gli urgeva, sapendo che la strada e quella della fiducia nei suoi mezzi di fantasia e nell’esperienza che sta accumulando dentro la magia del segno.
Ce l’ha fatta, e adesso si può anche guardare cosa e successo, e diventano inevitabili, quasi maliziosi, i confronti, per misurare i valori; e il campo dei talenti che porta a tutte le risorse, che stimola i contrasti e le sottigliezze, proseguendo nelle metodologie, che l’analisi dell’insieme e dei particolari sceglie per arrivare alle conclusioni, quelle che diventano unita di misura e d’identificazione, come se il non fare parte di un’area, di un orientamento, provochi una esclusione critica, trattandosi di un linguaggio sconosciuto e di provenienza inclassificabile, un destino che gli “esperti” attribuiscono per togliersi dalle incertezze.
Le opere di Mimmo Sarchiapone, tematicamente leggibili specialmente nell’ambiente che ritraggono, sono il risultato di una lunga esperienza sviluppata con la volontà di entrare dentro l’anima di una ricerca, che diventava una necessita, una ragione d’esistenza, sentendo che in fondo c’era il lampo dell’arte, lo strano mistero che raramente si riesce a scoprire, racchiuso nell’involucro della percezione unica del talento.
Gli scrupolosi studiosi del segno e delle tecniche inforcheranno le lenti del cesellatore, del manipolatore di diamanti, zaffiri, di rubini… e la meticolosità li renderà severi, quasi impietosi, con un occhio a grafici che hanno lasciato la loro personalità a livelli eccelsi: Durer, Parmigianino, Altdorfer, Luca di Leida, Reni, Callot, Rembrandt, Van Dick, Goya, Canaletto, Piranesi, Morandi.
Un confronto a tutto pieno con l’intenzione di ricordare che si tratta di un modo creativo che ha trovato dei cultori di tutto rilievo, e l’accostamento non e arbitrario, o dissonante. Le acqueforti di Mimmo Sarchiapone sono il risultato di una sperimentazione, che da molto tempo e la sua sofferenza e l’esaltazione di uno stimolo artistico, a cui sembra non potersi sottrarre, un risultato da raggiungere ad ogni costo, affinando, allargando e sperimentando le capacita, sempre ai limiti del dubbio, l’unica verità a cui si e sempre affidato, per una volontà di crescita senza respiro.
Quello che e certo, Mimmo Sarchiapone non ha fatto un tentativo, non si e lasciato andare a una improvvisazione; sono anni che e impegnato in questa ricerca, ci ha messo dentro, ogni giorno, la sua mente, che si e andata forgiando su questo mezzo espressivo, sull’acquaforte, per impossessarsene, per conoscerla fino in fondo, sperimentando e riprovando per riuscire, per conoscere se stesso, cosciente che qualsiasi estemporaneità sarebbe stato il fallimento.
Ci sono delle opere in bianco e nero che sono dei capolavori!