La fosca e vermiglia città – tra le più belle d’Italia e
d’Europa – si ricarica d’autunno, se mai è ancora
possibile, di più abbondanti colori, che la sàturano.
Prevale il rosso e il rossastro, il più fisico, quello che
richiama di più il corpo e il sangue.

da “Viaggio in Italia” di Guido Piovene

C’e una Bologna nuova e una vecchia. Si tratta di stabilire quale delle due sia più moderna. Forse la periferia di data più o meno recente, banale, rapidamente degradata, estranea alla città? O forse il centro storico con le sue mirabili soluzioni architettoniche e urbanistiche – nobili o popolari che siano – che mai finisce di proporci? La risposta ce la danno gli artisti. Quando mai si e visto un pittore piazzare il cavalletto nei desolati quartieri periferici? Per sua natura l’artista anela tracce di verità, tramandi autentici, insomma cerca il vero volto della città e in quello si riconosce, scoprendo che quei muri secolari, le case, le strade porticate, le piccole piazze armoniosissime che danno sapore a una certa qualità della vita, non sono cimeli del passato bensì testimonianze vive, attuali della nostra storia e del nostro vivere presente.

Il centro storico di Bologna e più moderno di tutti i quartieri che gli sono sorti intorno.

Di questo avviso e anche il grafico Mimmo Sarchiapone. Con le sue incisioni tirate in vari colori l’artista ha inquadrato una città adorabile. Può accadere, osservando le sue tavole, di non riuscire a localizzare il luogo ripreso, lo scorcio messo in luce. Non importa: l’aria di Bologna e inconfondibile, i caldi colori delle case, la pace che si respira intorno, tutto ci riporta a Bologna. Si pensa a Piovene – gia citato fuori testo – quando arriva a dire che Bologna e tutta da mangiare perche ≪la sua bellezza non si pensa, ma si respira, si assorbe, si fa commestibile≫ e aggiunge, per dirla nel gergo di Freud, che ≪andare a Bologna e un po’ come rientrare nel caldo del grembo materno≫. Sarchiapone da molti anni giunto a Bologna dal natio Abruzzo, ha scoperto la citta guardandola con occhi nuovi per poi configurarla con originalità e schietta simpatia. Con quel suo bel cognome etrusco l’artista e ancora poco noto a Bologna, ma le sue incisioni dedicate alla città adottiva sono lettere d’amore che meritano un’attenta lettura, proprio da parte degli stessi bolognesi, sovente assai distratti. Come sempre accade, ci si accorge della bellezza della propria città soprattutto quando altri ce la fanno notare. Dopo aver studiato disegno all’Accademia Cappiello di Firenze, dove a lungo e vissuto, Sarchiapone ha saltuariamente frequentato a Urbino lo studio di Leonardo Castellani. Fra i suoi maestri segreti ama ricordare Paolo Manaresi, sulle cui bellissime incisioni ha meditato a lungo per capire il segreto della loro suggestione. La maturita, accompagnata da un costante esercizio, non ha eluso l’attesa. Oggi Sarchiapone, valendosi del proprio torchio che governa con sensibilità e precisione, realizza le sue opere ad una ad una come se fossero esemplari unici, tanto e vero che non se ne trovano due uguali nel colore. L’atelier, dove ogni giorno lavora, e il suo rifugio, il luogo dove ritrova il meglio di se. Li prendono forma e colore i suoi trasalimenti, le trasfigurazioni della fantasia, le accese immagini della città amata. Cara Bologna, vorrei tanto che tu, Sarchiapone ed io fossimo presi da un nuovo incantamento…

(Presentazione in Catalogo Mostra “Galleria l’Approdo”, Bologna 1987) Di questo avviso e anche il grafico Mimmo Sarchiapone. Con le sue incisioni tirate in vari colori l’artista ha inquadrato una città adorabile. Può accadere, osservando le sue tavole, di non riuscire a localizzare il luogo ripreso, lo scorcio messo in luce. Non importa: l’aria di Bologna e inconfondibile, i caldi colori delle case, la pace che si respira intorno, tutto ci riporta a Bologna. Si pensa a Piovene – gia citato fuori testo – quando arriva a dire che Bologna e tutta da mangiare perchè ≪la sua bellezza non si pensa, ma si respira, si assorbe, si fa commestibile≫ e aggiunge, per dirla nel gergo di Freud, che ≪andare a Bologna e un po’ come rientrare nel caldo del grembo materno≫. Sarchiapone da molti anni giunto a Bologna dal natio Abruzzo, ha scoperto la citta guardandola con occhi nuovi per poi configurarla con originalità e schietta simpatia. Con quel suo bel cognome etrusco l’artista e ancora poco noto a Bologna, ma le sue incisioni dedicate alla città adottiva sono lettere d’amore che meritano un’attenta lettura, proprio da parte degli stessi bolognesi, sovente assai distratti. Come sempre accade, ci si accorge della bellezza della propria città soprattutto quando altri ce la fanno notare. Dopo aver studiato disegno all’Accademia Cappiello di Firenze, dove a lungo e vissuto, Sarchiapone ha saltuariamente frequentato a Urbino lo studio di Leonardo Castellani. Fra i suoi maestri segreti ama ricordare Paolo Manaresi, sulle cui bellissime incisioni ha meditato a lungo per capire il segreto della loro suggestione. La maturità, accompagnata da un costante esercizio, non ha eluso l’attesa. Oggi Sarchiapone, valendosi del proprio torchio che governa con sensibilità e precisione, realizza le sue opere ad una ad una come se fossero esemplari unici, tanto e vero che non se ne trovano due uguali nel colore. L’atelier, dove ogni giorno lavora, e il suo rifugio, il luogo dove ritrova il meglio di se. Li prendono forma e colore i suoi trasalimenti, le trasfigurazioni della fantasia, le accese immagini della città amata. Cara Bologna, vorrei tanto che tu, Sarchiapone ed io fossimo presi da un nuovo incantamento…

(Presentazione in Catalogo Mostra “Galleria l’Approdo”, Bologna 1987)