… Sante Gonzelve  a te le offre.
Gabriele d’Annunzio da “Novelle della Pescara”

Si dice che l’arte dell’incisione su ramesia nata nel Quattrocento e che Andrea Mantegna e il Pollaio siano stati i primi ad ottenere risultati sorprendenti. In realtà e accertata 1’esistenza di stampe in data molto anteriore, per cui conviene sorvolare sulle affermazioni del Vasari e considerare gli incisori precedenti, misurando non la data ma la qualità del loro operato. Tanto più che da allora a oggi la tecnica non è cambiata se non per qualche dettaglio. Sono gli artisti, di volta in volta, a proporci in questo disegnare ad alto rischio il loro talento, la loro capacità creativa. II disegno ha sempre rappresentato un momento di passaggio, anzi 1’inizio, per giungere alla realizzazione dell’opera pittorica o grafica. É il primo processo analitico che vaglia, in una sorta di esercitazione, la qualità di un’idea. É l’idea che cerca in una immagine il proprio assestamento. Talvolta è l’idea stessa. Diceva Kandinsky che il disegno su carta, su rame o su zinco – è la traccia del punto in movimento. Matisse aggiungeva che il segno accoglie tutti i moti della mano dell’artista per poi rinnegarii nell’urto con “l’attendrissante blancheur du papier”, il tenero amore del foglio.

Nelle mani di Mimmo Sarchiapone il bulino corre la sua avventura con sovrana docilità, e il tenero amore della lastra e del foglio rispecchia 1’animo di un artista che si riconosce interamente nella sua più vera natura. II bersaglio sono le città. II segno limpidissimo delle sue incisioni – sovente tirate a più colori – ha fatto di Bologna una città adorabile. II caldo colore delle case, i portici silenziosi, le prospettive povere dell’antico centro, la pace che si respira, tutto ci porta alla Bologna più vera che la storia tramanda. Ora è la volta di Pescara.

Sarchiapone, col suo bel nome etrusco, è pescarese. Seppure lontano da Pescara per circa trent’anni, l’Abruzzo gli è rimasto nel sangue, e nel cuore gli batte un amore struggente per la sua città. L’artista ha avuto un’idea geniale.

Tutti sanno che nell’ultima guerra Pescara fu distrutta. Sarchiapone ha voluto fare un omaggio alla memoria della vecchia città, in gran parte scomparsa e in parte ricostruita, offrendo ai suoi concittadini e a quanti conoscono e amano la bella città adriatica le immagini della Pescara dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento.

II risultato è questa mostra che ripercorre con fedeltà un itinerario del passato diventato nel frattempo testimonianza unica in quanto appartiene alla storia di Pescara come le appartengono le strade, le piazze le persone che l’artista ha fissato sulle lastre e quindi sui fogli.

L’Arco di Portanova, la via dei Bastioni, le tre strade che portano al Forno di Flaiano, alle Caserme e alla Casa di D’Annunzio, la vecchia stazione ferroviaria, piazza Garibaldi e corso Manthonè, Castellamare, la fontana lungo il fiume, il ponte di ferro, il Collegio di Chieti, le chiese di San Cetteo e del Rosario, il Bagno alla Pineta e la stessa storica Pineta, le vie Mazzini e Sant’Agostino: ecco è la vecchia Pescara che sopravvive come per incanto, che il bravo artista ha saputo rappresentare sulla scorta di fotografie dell’epoca raccolte negli anni trenta da Pasquale de’ Antonis, un accorto e valente maestro dell’obiettivo.

La mostra comprende 26 acqueforti da cui sono state tirate copie in misura molto limitata. E il più bel dono che un figlio esule poteva fare nella ricorrenza celebrativa, perché è la Pescara di D’Annunzio quella che si offre al nostro sguardo ammirato nel segno gentile di Mimmo Sarchiapone.